Hydrofoil e sicurezza: i fattori chiave per tornare sempre a casa

La navigazione in kitesurf con la tavola munita di Hydrofoil consente di uscire anche con pochissimo vento e di coprire lunghe distanze allontanandosi dalla costa. In caso di problemi tuttavia questi due elementi possono complicare le cose. Ecco come affrontare le emergenze e risolvere al meglio ogni complicazione.

Qualche anno fa chi usciva con il kite e l'Hydrofoil era una specie di marziano. Se non si frequentava il mondo velico, dove era già ampiamente utilizzato, si rimaneva incantati da quel volo a pelo d'acqua e si faceva fatica a capire quella specie di magia. Oggi non è più una novità, anzi la popolarità delle appendici alari applicate sotto a tavole di ogni tipo è cresciuta esponenzialmente in tutto il mondo, complici corsi specifici e attrezzature sempre più performanti, versatili e soprattutto facili da utilizzare.

Adrenalina e nuove emozioni a parte, tuttavia, anche per chi va in Hydrofoil esistono sempre delle incognite e la questione della sicurezza delle nostre uscite non va mai sottovalutata. Rispetto all'attrezzatura standard l'Hydrofoil presenta due fattori che se da una parte  fanno la gioia dei riders, dall'altra possono incrementare i problemi se qualcosa va storto. Il primo è che grazie alle lunghe appendici che permettono alla tavola di alzarsi sull'acqua navigando praticamente senza attrito, l'Hydrofoil raggiunge velocità estremamente elevate che consentono ai riders di percorrere lunghe distanze, allontanandosi anche diverse miglia dalla costa. Il secondo fattore è che per entrare in planata con l'Hydrofoil serve poca velocità, il che vuol dire che si esce anche con pochissimi nodi di vento, diciamo a partire dai 6 nodi.

Siamo in mare, non a un picnic in spiaggia

Allontanarsi dalla costa e uscire con poco vento sono dei vantaggi naturalmente, ma possono creare un mix micidiale in caso di problemi, soprattutto se si esce da soli. Chi esce regolarmente in kite sa bene che tutto può succedere: l'ala che non si riesce a rilanciare dall'acqua, le linee che si aggrovigliano, la leading edge che si rompe dopo uno schianto in acqua, un crampo a una gamba, una caduta durante un trick che ci mette fuori gioco. Le variabili e le incognite durante una session sono tante e fanno parte del gioco. Anche quando si utilizza l'Hydrofoil e si va incontro a uno di questi scenari bisogna quindi essere preparati per tornare sani e salvi a terra.

Il primo consiglio è sempre quello di indossare un impact jacket per proteggere l'addome e la schiena da eventuali colpi e cadute, ma anche per sfruttare la sua galleggiabilità, nel caso si rimanga in ammollo per vari motivi. In caso di temperatura fredda dell'acqua l'impact assicura anche uno strato in più sul proprio corpo per mantenerne il calore. Altro accessorio da non lasciare mai a terra è un casco protettivo per la testa: essere colpiti dalla tavola, o peggio dalle appendici, durante una caduta è un'eventualità da considerare, quindi meglio non rischiare.

L'arte di interpretare correttamente il meteo

Altro fattore chiave che può limitare eventuali problemi è la corretta interpretazione della situazione meteorologica attuale e stimata. Qualunque rider è abituato a tenersi aggiornato sul meteo per organizzare le proprie uscite e se  frequenta uno spot conosciuto alla fine riesce facilmente a districarsi tra i capricci del vento. Può capitare tuttavia di non essere kiters esperti o di uscire in un nuovo spot e le cose possono complicarsi. Interpretare il meteo correttamente vuol dire soprattutto scegliere la misura giusta del kite con il quale uscire, né sottoinvelato, né sovrainvelato. È una questione di esperienza, sensibilità e conoscenze tecniche. I riders veramente esperti non sbagliano mai attrezzatura, i principianti per forza di cose vanno a tentativi. Meglio chiedere a qualcuno in caso di dubbi e guardarsi intorno su chi usa cosa.

Self rescue e packdown, due manovre da conoscere

In caso di problemi durante la session in Hydrofoil ci sono poi due manovre di emergenza assolutamente da conoscere: il self rescue e il pack down. Il self rescue consiste nel recupero manuale dell'ala in acqua profonda sfruttandone la forma per essere trainati a terra in una specie di body drag a pelo d'acqua ed è una manovra che tutti i kiter dovrebbero conoscere. Il pack down è una variante del self rescue in cui si recupera sempre manualmente l'ala, ma si sgonfia completamente impacchettandola in acqua insieme alla barra. Può servire nel caso si venga recuperati da una barca o quando la costa sia rocciosa o ancora quando a causa di un crash l'ala si è completamente sgonfiata.

Queste due manovre con la tavola dotata di lunghe appendici taglienti vanno leggermente riviste. La prima regola è quella di mettersi a cavallo della tavola per chiudere la barra e recuperare l'ala alla deriva. Nel caso del self rescue poi è meglio  assicurare il proprio leash all'ala sfruttando il loop dove di solito si aggancia la cimetta di sicurezza della pompa. Infine è consigliato girare il trapezio posizionando il relativo gancio sulla schiena e sdraiarsi sulla tavola per tornare a riva.

Comunicare e essere identificati: due fattori chiave

In caso di incidente, avaria o malore oppure di fronte a un calo improvviso di vento o peggio all'arrivo di un groppo diventano fondamentali due principi: comunicare e essere identificati. Per effettuare una chiamata di emergenza può essere sufficiente un cellulare. Questo piccolo dispositivo se ci si trova nei guai è l'unica possibilità per restare in contatto con il mondo, avvisare amici e parenti di eventuali ritardi o contrattempi o chiedere soccorso digitando il 1530. Se arriva il buio può essere utile anche portare con sé una piccola torcia o un razzo di segnalazione.

Anche essere identificati in caso di incidente con conseguente perdita di conoscenza può essere di vitale importanza: pensate alla necessità di una trasfusione di sangue o all'allergia a un determinato farmaco o ancora a una patologia cronica o ereditaria. Sono tutte in formazioni fondamentali in grado di contribuire all'intervento dei medici soccorritori. Basta avere con sé una tessera sanitaria o la patente di guida, oppure un numero di cellulare trascritto con il pennarello indelebile sulla propria attrezzatura in modo che i soccorritori possano risalire alla nostra identità e avvertire i nostri familiari o gli amici.

Bello uscire, meraviglioso rientrare

Prima di uscire da soli infine prendete l'abitudine di inviare con il vostro smartphone un messaggio di testo a un amico, a un altro rider o a qualcuno che vi aspetta a casa. In questo messaggio potete scrivere tutte quelle informazioni che sono necessarie nel caso avrete problemi a rientrare e per agevolare le azioni di ricerca.

Quando si esce in mare, con o senza Hydrofoil, nonostante si possa essere dei rider preparati può succedere un imprevisto che ci mette al tappeto. Pensare al peggio non vuol dire essere pessimisti o menagrami, ma semplicemente fare tesoro della nostra esperienza, essere consapevoli di quello che si sta facendo e soprattutto non improvvisare.